Kelvin and the Infamous Machine

Kelvin and the Infamous Machine
 

Kelvin and the Infamous Machine

In breve
Kelvin è l'assistente del Dr. Edwin Lupin, un fisico eccezionale, ma non molto sano di mente, il quale va completamente fuori di testa quando il lavoro della sua vita, una macchina del tempo a forma di doccia, viene ridicolizzato dalla comunità scientifica. Deciso a lasciare il suo marchio, Lupin si lancia nel passato per evitare che i più grandi geni della storia possano completare le loro opere madri, in modo da poterli portare a compimento al loro posto. Ora il tessuto stesso del tempo sta cominciando a sgretolarsi e tocca a Kelvin e al suo collega Lise ripararlo.

Recensione a cura di Andrea Pannocchia
Avventura nata da kickstarter, Kelvin and the Infamous Machine si è rivelato un titolo da tener d'occhio per coloro che sono alla ricerca di un'avventura in grado di seguire il canone del genere in maniera brillante. Per saperne di più, non vi resta che guardare la nostra video . Buona visione!

Kelvin and The Infamous Machine, una "classica" avventura nel tempo

Se siete orfani delle atmosfere di Day Of The Tentacle, potreste trovare giusto conforto in Kelvin and The Infamous Machine, titolo uscito a luglio che aggiungiamo solo oggi al nostro archivio.

Avventura umoristica di Blyts, studio argentino finora più impegnato sul versante mobile, Kevin vi metterà nei panni dell'omonimo personaggio, assistente del Dr. Edwin Lupin, un fisico eccezionale, ma non molto equilibrato. Quando il lavoro della sua vita, una macchina del tempo a forma di doccia, viene ridicolizzato dalla comunità scientifica, questi va infatti completamente fuori di testa e decide di lasciare traccia di sé, lanciandosi nel passato per evitare che i più grandi geni della storia possano completare le loro opere madri e poterli portare a compimento al loro posto. Mentre il tessuto stesso del tempo sta cominciando a sgretolarsi toccherà quindi a Kelvin e al suo collega Lise riparare le malefatte del professore e permettere a Ludwig van Beethoven, Isaac Newton, e Leonardo da Vinci di ottenere i loro successi.

Lo stile grafico propone un classico 2d, con 56 personaggi e tre capitoli da affrontare per oltre 1000 righe di dialogo; purtroppo al momento non è disponibile in lingua italiana, ma la speranza che qualcosa possa cambiare c'è sempre.

http://www.adventuresplanet.it/

Recensione Kelvin and the Infamous Machine
a cura di Giuseppe Arace

Il team argentino Blyts si presenta sulle scene con Kelvin and the Infamous Machine, avventura punta e clicca che si ispira alle opere LucasArts.

Quello delle avventure grafiche è un genere che non tramonta mai, l'unico per il quale il tempo sembra essersi fermato: sin dai loro primissimi esordi nei preistorici anni '90 fino ai giorni nostri, infatti, i "punta e clicca" non hanno conosciuto una vera e propria evoluzione delle meccaniche di gioco. Dopo l'incredibile exploit delle serie LucasArts, molti altri titoli hanno preferito piuttosto seguirne pedissequamente l'esempio, cercando di riproporne, con risultati molto altalenanti, la stessa strampalata comicità. Kelvin and the Infamous Machine dello studio indie argentino Blyts, a tal proposito, ci trasporta letteralmente indietro nel tempo: un'avventura che ricalca con reverenza la scia dei capolavori del passato e che prova ad imitare, pur con una buona dose di personalità, la medesima verve delle meravigliose produzioni nate dalla penna di Ron Gilbert e Tim Schafer. Se avete già spolpato fino al midollo le versioni remastered di Grim Fandango e Day of the Tentacle (quest'ultima disponibile da oggi sul PlayStation Plus ), ma avete ancora fame di adventure old school, allora, Kelvin and the Infamous Machine è il gioco ideale per placare il vostro appetito.
Fatti da parte Marty McFly!

Gli scienziati più geniali, di solito, sono anche quelli più incompresi: e il dott. Lupin è una mente talmente brillante da aver creato la prima macchina del tempo perfettamente funzionante. Eppure i suoi raffinatissimi gusti estetici non ricevono l'apprezzamento che invece meriterebbero: il suo prodigio tecnologico ha - del resto - l'aspetto di una cabina doccia futuristica, motivo per il quale l'invenzione è stata definita, da una prestigiosa rivista scientifica, la "Infamous Machine", ossia una delle peggiori scoperte dell'anno.

Il caro prof. Lupin non accetta le critiche con la dignità e il rigore tipici di un accademico, ed anzi impazzisce di colpo: in preda alla rabbia, decide di viaggiare indietro nel tempo, "derubando" ( il nome lasciava presagire l'indole ladresca) i più grandi inventori di sempre delle loro celebri creazioni, e prendendosene indebitamente i meriti. In modo tale che la Storia dell'umanità riconosca in lui il suo più importante artefice: un uomo modesto, non c'è che dire. Il flusso temporale, a causa delle alterazioni di Lupin, è però in procinto di collassare su se stesso: un minuscolo errore di calcolo che cancellerebbe di colpo l'intero universo. Per fortuna entra in gioco il simpatico Kelvin, assistente un po' strambo del professore, il quale s'imbarca in un pellegrinaggio a ritroso nel passato per riequilibrare il naturale scorrere degli eventi. A guidarlo, nel presente, ci sarà la graziosa e intelligentissima Lise, di cui è fortemente invaghito. Intenzionato a far breccia nel cuore della fanciulla, Kelvin esplorerà tre diverse epoche: la Vienna del 1805, con l'obiettivo di ispirare Beethoven a comporre la sua quinta sinfonia, la Londra del 1673 per stimolare Isaac Newton a formulare la legge della gravitazione universale, ed infine la Firenze del Rinascimento al fine di aiutare Leonardo Da Vinci a dipingere la Gioconda. Ognuno di questi periodi ha subito ingenti modifiche a causa delle azioni di Lupin, e non mancheranno quindi spassosi anacronismi a vivacizzare il tessuto narrativo. La storyline di Kelvin and the Infamous Machine segue i canoni spensierati e innocui delle avventure targate LucasArts: leggerezza, ironia e gusto per il citazionismo più sfrenato, incorniciati da una parata di buffi personaggi. L'insieme si rivela pertanto spassoso al punto giusto, benché, in alcuni passaggi, l'eccessiva fedeltà ai modelli di riferimento lasci intravedere qualche pavido déjà vu umoristico. Peccato allora che, soprattutto sul finale della storia, la sceneggiatura acceleri con troppa fretta, e ci consegni una conclusione sbrigativa e un po' insipida. La sciarada di comprimari con cui entreremo in contatto avrebbe quindi meritato un po' di spazio in più nell'economia del racconto: invece molti NPC, potenzialmente intriganti, vengono rilegati al ruolo di semplici comparse.

A bucare lo schermo, tuttavia, ci penserà Kelvin, un protagonista surreale, amabile, imbranato come pochi e straordinariamente ignorante per essere uno scienziato: in certi momenti la sua goffaggine rappresenterà addirittura la chiave di volta per la risoluzione di qualche enigma. Imparando a ragionare con la sua testa, secondo una logica non sempre inoppugnabile, quindi, entreremo presto nello spirito di quest'allegro point & click, in modo tale che la serie di puzzle ambientali, con cui dovremo confrontarci, potrà essere risolta senza troppe problematiche. Kelvin and the Infamous Machine è, infatti, una graphic adventure di stampo estremamente tradizionale: nel nostro capiente zainetto andrà dunque inserita una mole non indifferente di cianfrusaglie assai disparate, da pezzi di cadavere a cocktail mortali, che dovrà essere combinata con gli elementi interattivi dello scenario per superare l'ostacolo di turno. La soluzione ai rompicapi di Kelvin and the Infamous Machine è alla portata di tutte le meningi, anche di quelle meno allenate, sicché basterà un pizzico di backtraking, un po' di pensiero laterale, un'analisi più oculata degli hotspot dell'ambiente ed un briciolo di attenzione ai dialoghi per riuscire a sbrogliare il proverbiale bandolo della matassa. Invero solo a tratti si ha l'impressione di proseguire a tentoni, attraverso l'uso di una logica non proprio ferrea: è in questi casi che, per non sminuire il valore degli enigmi, occorre calarsi nel mood un po' naif e scanzonato del titolo, lasciandosi coinvolgere appieno dal suo bislacco mondo, esattamente come accadeva nelle avventure grafiche degli anni '90. Ma proprio quando inizieremo a prendere pienamente confidenza con le regole interne del gioco, ci renderemo conto di star giungendo inesorabilmente alla fine della nostra missione: Kelvin and the Infamous Machine si divide, non a caso, in soli quattro capitoli, completabili in appena 3 ore di gameplay. Se da un lato una simile, risicata longevità contribuisce a mantenere sempre fresca la sceneggiatura del prodotto, senza momenti di stanca né conversazioni tirate inutilmente per le lunghe, dall'altro si avverte una lievissima sensazione di incompiutezza: sarà forse a causa della gradevole capacità di creare un clima di serenità e bislacca allegria, che ci invoglia a restare per più tempo possibile in compagnia del nostro improbabile eroe. L'unico, infinitesimale stimolo a viaggiare di nuovo nel tempo si riscontra soltanto nella possibilità di scovare i simpatici collezionabili nascosti all'interno del setting, tramite i quali sbloccare anche i relativi achievement di Steam: si tratta di cartoline, disegni, linee di dialogo aggiuntive e situazioni inedite stracolme di rimandi metavideoludici o cinehttps://www.spaziogames.it/recensioni_videogiochi/console_multi_piattaforma/19664/kelvin-and-the-infamous-machinematografici.

Corona questo pot-pourri carnevalesco una cornice audiovisiva d'inatteso spessore: i disegni sono realizzati con un tratto cartoon piuttosto piacevole, ora tondeggiante, ora spigoloso, per uno stile caricaturale davvero efficace, specialmente per quanto concerne l'espressività dei vari personaggi. Minor cura è stata invece riposta nei dettagli degli sfondi, non sempre dipinti con dovizia di particolari e con il corretto calcolo delle proporzioni. Sorprende in positivo, di contro, l'eccellente doppiaggio in lingua inglese (purtroppo non sono presenti sottotitoli nel nostro idioma), con voci stupendamente in parte, nonché in grado di allinearsi con maestria alla goliardica atmosfera che si respira in ogni epoca storica che Kelvin sarà costretto a visitare.

Kelvin and the Infamous Machine Kelvin and the Infamous Machine
Versione Analizzata PC
Kelvin and the Infamous Machine, prevedibilmente, si dimostra un point & click vecchio stampo che omaggia, senza eguagliare in alcun modo, le avventure grafiche di un tempo: un'opera un po' stralunata, a tratti svampita, che saprà regalare agli acquirenti un pomeriggio all'insegna della leggerezza e della simpatia. Con una componente enigmistica caratterizzata da qualche tocco d'indubbia originalità, sebbene abbastanza semplicistica nei suoi meccanismi risolutivi, il titolo d'esordio del team Blyts potrebbe dunque risultare un fugace, adorabile passatempo per tutti i giocatori orfani dell'irraggiungibile briosità dei capolavori firmati LucasArts.

Voto: 7.2

https://www.everyeye.it/

Kelvin and the Infamous Machine
(Ri)scrivendo la Storia sotto la doccia
A cura di Andrea “Aeffe87” Fontanesi

Delle graphic adventure alla Monkey Island non ci stanchiamo mai, sebbene oggigiorno il mercato faccia fatica a restituircene dei medesimi livelli autorali dei bei tempi che furono. È vero che gli estimatori dell’avventura tout court non hanno comunque molto di cui lamentarsi, tra una ricetta episodica “made in Telltale” che dopo anni ha ancora il suo bel dire e una costellazione di piccoli progetti indie che, seppur di qualità non sempre degna, hanno di sicuro contribuito alla rianimazione di un genere che pareva ormai tristemente agonizzante. D’altro canto, di quell’inconfondibile, geniale comicità nata dalla serie immortale di Gilbert, Grossman e Schafer, nelle moderne produzioni dalle simili ambizioni umoristiche, ne sono rimaste soltanto le briciole, là dove i tentativi, in ogni caso, non sono certamente mancati. Kelvin and the Infamous Machine, progetto argentino del piccolo team Blyts, tenta di battere esattamente la stessa strada del suo mentore piratesco e degli altri capolavori ridanciani firmati LucasArts, facendone propria la lezione per inscenare una storiella dai toni demenziali scritta interamente attorno a un tema sfruttato dai più disparati autori dell’audiovisivo fino al midollo ma che, in fin dei conti, risulta sempre piuttosto coinvolgente: quello dei viaggi nel tempo.

Il professore matto
Il dottor Lupin è uno degli scienziati più brillanti dei nostri giorni, il primo che è stato in grado di brevettare una macchina del tempo funzionante in tutto e per tutto. Ha tuttavia dei gusti estetici quantomeno discutibili, per cui il suo incredibile marchingegno, nome di battesimo “Infamous Machine”, ha il design di una cabina doccia con tanto di tendine a pois. È questo il motivo per cui, dovendo decretare le migliori scoperte dell’anno, il prestigioso Science Journal decide di relegare il capolavoro di Lupin alla nomina d’invenzione più stupida, oscurata da alcuni arnesi di dubbio valore quali un anello che frena i biscotti dalla caduta involontaria nelle tazze di caffè e un martello munito di puntatore laser utile a non pestarsi le dita della mano.
Il professore non è evidentemente un tipo che prende le sconfitte con sportività, poiché dà subito in escandescenza e, in un impeto di follia, sfrutta l’Infamous Machine per viaggiare nel passato e alterare il corso degli eventi, prendendosi tra l’altro i meriti di alcune tra le più grandi creazioni della storia dell’uomo. Nella fattispecie, nei libri di storia egli figura adesso ufficialmente come compositore della Nona Sinfonia, ma anche come artefice della legge di gravitazione universale e realizzatore della Gioconda, privando di conseguenza Beethoven, Newton e Leonardo della legittima paternità dei rispettivi operati. Piccolo particolare: agendo in un modo così scellerato, Lupin ha messo inoltre in pericolo l’integrità del pianeta tutto, e diventa dunque necessario rassettare la Storia il prima possibile.
Ci proverà Kelvin, l’assistente sempliciotto del professore, chiamato suo malgrado a far ritrovare l’ispirazione ai tre artisti sopracitati, visitando i luoghi da loro abitati nelle rispettive epoche. Ecco che allora Kelvin and the Infamous Machine divide la propria narrazione in tre capitoli ambientati rispettivamente nella Vienna del XIX secolo, nella Londra vittoriana e durante il Rinascimento fiorentino, con in più soltanto una fugace sezione che conduce il giocatore dritto dritto verso l’epilogo. Al quale, verosimilmente, è possibile giungere abbastanza in fretta, in non più di quattro o cinque ore di gioco all’insegna delle più classiche meccaniche da punta e clicca bidimensionale, per fortuna sorrette da puzzle e gag davvero ben riusciti.

A spasso nel tempo

La filosofia che impernia il gameplay di Kelvin and the Infamous Machine, dunque, non si discosta di una virgola da quella delle avventure grafiche degli anni d’oro: ci sono svariati problemi da risolvere, e all’utente viene affidato il compito di capire in quali modi agire per farlo. Per menzionare l’esempio meno a rischio di spoiler, è palese che al buon Newton non scatterà mai la scintilla senza che prima si sieda sotto il famigerato albero di mele; peccato che, nell’universo alterato dallo scienziato ammattito, egli non abbia alcuna intenzione di uscire da una biblioteca vicino casa, completamente assorto nella lettura di un libro intitolato “Larry Potter”, scritto – guarda caso! – da un certo J.K. Lupin.
Per obbligarlo a spostarsi dovremo guidare Kelvin verso il recupero di oggetti molto specifici, da usare sul setting o da scambiare con gli NPC ora singolarmente, ora assemblandoli per creare nuovi aggeggi fondamentali per il conseguimento dell’obiettivo di turno. In una buona alternanza di rompicapo semplici e sfide logiche più articolate e stravaganti, la componente enigmistica del titolo Blyts si fa scoprire con estrema piacevolezza, capace di spremere le meningi del giocatore quanto basta per non cadere mai né alla spiacevole frustrazione né all’esagerato semplicismo.
Tutti i puzzle hanno comunque soluzioni abbastanza sensate, che raramente scomodano l’impiego di un gran quantitativo di pensiero laterale: i bei tempi dei polli di gomma con carrucole in mezzo, insomma, sono parecchio lontani da qui. C’è comunque di che divertirsi, dato che la comicità di Kelvin and the Infamous Machine emerge bene sia grazie a un buon carico di citazioni e battute metaludiche nonché momenti narrativi esilaranti e quasi mai puerili, sia per merito di una squadra di protagonisti e comprimari forse non indimenticabile, ma di sicuro ben assortita.
Kelvin più di tutti è un adorabile stordito, che non si farà molti problemi a sfruttare le funzioni detergenti della macchina-doccia viaggiando da un’era alla successiva, oppure a infilarsi una candela accesa nello zainetto in attesa di capire come risolvere l’indovinello del momento. L’efficace atmosfera farsesca, oltretutto, prospera per merito di un voice acting inaspettatamente di rilievo; non sappiamo se i doppiatori siano professionisti o meno, ma le performance da loro fornite sono tutte di ottimo livello, capaci di donare a ogni personaggio la giusta caratterizzazione e di creare un incedere dai tempi comici azzeccati e, in fin dei conti, parecchio spassoso.
Specifichiamo che il titolo, che ribadiamo essere a basso budget, è interamente in inglese, dal doppiaggio fino ai sottotitoli, benché non vengano quasi mai usato termini particolarmente ricercati né espressioni gergali di difficile traduzione. Si tratta insomma di un racconto ben comprensibile anche soltanto possedendo una conoscenza basilare della lingua in questione: se siete interessati, per farla breve, non fatevi troppi scrupoli in vista dell’acquisto.

    + Un'avventura comica che strizza l'occhio alla produzione LucasArts
    + Puzzle più o meno semplici ma sempre ben concepiti
    + Gag perlopiù riuscite
    + Doppiaggio di grande qualità

    - Non vi è nulla di realmente originale
    - Si finisce in fretta
    - Epilogo prevedibile e sbrigativo

voto: 7

Non farà la storia dei punta e clicca, così canonico nella forma e parco nella durata, ma Kelvin and the Infamous Machine sa di certo il fatto suo quando si tratta d’intrattenere con leggerezza e di dispensare un po’ di sane risate. L’opera di Blyts volge lo sguardo al passato di genere con fare devoto e restituisce infine un mix stravagante di situazioni, personaggi ed enigmi variegati che magari non stupirà i giocatori di avventure grafiche più scafati, ma gli terrà compagnia piacevolmente fino ai titoli di coda. Un adventure demenziale classico e delizioso, che ci sentiamo di consigliare a coloro i quali fossero a digiuno di questo genere e non ne disegnassero un nuovo, piccolo assaggio.

https://www.spaziogames.it/







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