Puzzle Bots

Puzzle Bots
 

Recensione di Puzzle Bots di Matteo Inzaghi
C'è un grande segreto alla fabbrica di robot del Dr. Hugo. Quando gli inventori non guardano, i loro minuscoli robottini partono in cerca d'avventura. Anche se non si sarebbero mai aspettati di fare parte di un piano così diabolico che minaccia la loro stessa esistenza... Tutto ha inizio quando Zander (forse l'inventore più distratto del mondo) ritrova una scatola di metallo sepolta nel giardino della fabbrica. Nessuno riesce a capire come aprirla, tranne i robot fuggiti dal proprio habitat. Ciò che scoprono è solo il primo passo verso una grande avventura, che li porterà ad un mistero ancora più grande e vecchio quanto la fabbrica stessa. Riusciranno i robottini a scoprire la verità prima che sia troppo tardi?

Recensione Completa:
Alzi la mano chi non vorrebbe un robot che svolga tutti i compiti più ingrati al posto suo. Alla “Fabbrica per fare robot del dottor Hugo” (il nome è già tutto un programma), cinque tra i migliori scienziati del mondo stanno progettando i primi prototipi delle intelligenze artificiali che rivoluzioneranno completamente il nostro stile di vita futuro. Mini-robot capaci di sollevare e spostare oggetti, svolgere le mansioni più disparate e forse molto più intelligenti di quanto i loro stessi creatori possano immaginare...

Fin dall’introduzione è chiaro che il tono di quest’avventura targata Wadjet Eye Games (software house già autrice della serie The Blackwell Legacy e di Emerald City Confidential) è tutto fuorché serioso. A partire dagli stereotipatissimi scienziati, che potrebbero essere i classici protagonisti di un telefilm per teenager. Innanzitutto, loro stessi sono dei ragazzini e poi rappresentano (volutamente) i classici cliché visti e stravisti in TV e al cinema: il protagonista tanto buono quanto tonto, l’amico fidato di colore (ormai un classico), il freddo e glaciale russo, la secchiona occhialuta asiatica e la belloccia di turno che inizialmente distruggerà i sogni d’amore che la simpatica giapponesina ha nei confronti del protagonista. Ognuno degli scienziati ha creato un singolo prototipo di robot e i piccoli automi saranno il fulcro della storia, dato che la loro voglia di esplorare e conoscere farà scoprire (paradossalmente agli umani) intrighi e misteri vecchi quanto la stessa fabbrica del dottor Hugo.

Tutto ha inizio quando Zander, l’inventore più “svanito” del team, trova sepolta nel giardino della fabbrica una scatola di metallo apparentemente impossibile da aprire. L’oggetto finisce dimenticato sul bancone del laboratorio, dove, qualche metro più in là, è situato “l’habitat”, ovvero una specie di “mini-appartamento” in cui risiedono i piccoli robottini. Hero e Ultrabot, i primi due automi che avremo modo di controllare, decidono di scappare dall’habitat per esplorare la fabbrica e involontariamente riescono ad aprire la scatola. Una serie di improbabili eventi causati (la maggior parte delle volte quasi inconsapevolmente) dai piccoli bot intreccerà la loro avventura con la vita degli scienziati in un susseguirsi di situazioni sempre più strampalate e divertenti, fino all’inaspettata e incredibile scoperta finale.

Puzzle Bots ci metterà di fronte ad una serie di livelli ambientati in posti assolutamente tra i più comuni, ma che visti e vissuti dalla prospettiva dei simpaticissimi robottini assumeranno una valenza completamente diversa. Una valigetta su un tavolo potrebbe essere un ostacolo insormontabile, un comune righello si trasformerà in un ponte verso nuovi ed inesplorati mondi e una banale macchinetta per il caffè potrebbe essere addirittura utilizzata come una navetta spaziale. Ogni robot tra i cinque a nostra disposizione possiede capacità diverse: Hero, il leader del gruppo, è in grado di sollevare e utilizzare piccoli oggetti; Ultrabot, il forzuto (ma anche più fifone) della compagnia sarà utile nello spostamento di grossi ostacoli come libri o sedie; lo “psicotico” Kelvin è in grado di bruciare oggetti con il suo lanciafiamme; Ibi è la nuotatrice del gruppo e Bomchelle è la “tipa pericolosa” che tira bombe a destra e manca. Tolti i singoli oggetti che Hero e Ibi sono in grado di trasportare (rigorosamente uno alla volta), non esiste un inventario; lo svolgimento della nostra avventura si basa solo ed esclusivamente sul saper sfruttare le capacità dei nostri bot (selezionabili grazie ad apposite schede posizionate nella parte bassa dello schermo) e il gameplay, nonostante la semplicità di fondo, è dannatamente appagante, tanto da creare assuefazione.

Volutamente pixellosa e semplice, la grafica di Puzzle Bots punta soprattutto sullo stile e sulla simpatia dei personaggi. Nonostante la bassa risoluzione, le animazioni non sempre eccelse e qualche ambientazione un po’ spoglia rispetto ad altre riuscite meglio, il gioco riesce nel difficile compito di risultare comunque visivamente accattivante. Merito soprattutto del character design azzeccatissimo, nonché di un doppiaggio (in lingua inglese, come i sottotitoli purtroppo non tradotti nella nostra lingua) molto curato, che rende perfettamente giustizia alle personalità strampalate e alle divertentissime battute dei protagonisti.

Ciò che rende Puzzle Bots un’avventura speciale, oltre al gameplay dannatamente “catchy”, è l’intreccio della storia. Per quanto palese che la trama sia solo un pretesto per creare e tenere in piedi situazioni assurde in cui cacciare i piccoli robottini, i dialoghi sono talmente ben scritti che non si riesce a non ridere per più di un paio di minuti. Le situazioni incredibili vissute dagli umani, condite da un umorismo in stile Simpson, divertente e mai volgare, si contrappongono alla visione ingenua e bambinesca che i robot hanno di un mondo che non conoscono ancora. I commenti e gli scambi di battute tra Hero e Ultrabot sono divertentissimi e il fatto di aver voluto caratterizzare il primo come quello incosciente e curioso del gruppo e il secondo come quello timoroso e più ligio alle regole, ci riporta indietro nel tempo, quando da piccoli si combinavano delle marachelle e l’organizzatore del misfatto doveva sempre convincere l’amichetto “fifone” a partecipare alla birichinata. I piccoli automi si ficcheranno perciò sempre nei casini più impensati, spinti semplicemente dalla voglia di esplorare il mondo e d’imparare a conoscerlo.

Puzzle Bots è un’avventura deliziosa. Divertente, intelligente e che fa ridere come poche altre. L’ultima opera dei Wadjet Eye Games ha come unico difetto il fatto che ci acchiapperà talmente tanto da farci esclamare: “Già finito?” dopo le piacevoli (ma purtroppo brevi) tre ore che il gioco ci offre. D’altra parte però, è proposto alla ridicola cifra di 3,70 euro sul sito ufficiale e di 4,49 euro su Steam. Di fronte ad un rapporto qualità/prezzo come questo, serve ancora continuare a leggere questa recensione per tirare fuori la carta di credito?

http://www.adventuresplanet.it/

Puzzle Bots
Strani avvenimenti alla fabbrica di robot del Dr. HugoScritto da Gabriele "Kevorex" Toninelli

Prosegue senza sosta la rassegna delle recensioni di VGN dedicate ai titoli indie pubblicati di recente su Steam. Stavolta è il turno di Puzzle Bots, avventura grafica di Wadjet Eye Games rilasciata pochi mesi fa sulla piattaforma di Valve e attualmente disponibile al ridicolo prezzo di 4,49€. Nonostante non si possa parlare di capolavoro, il titolo in questione possiede alcune caratteristiche che potrebbero suscitare l’attenzione di molti amanti dei generi casual e punta e clicca. Scopriamo perché.

Recensione completa...

Quando il padrone non c’è, i robot vanno all’avventura!
La storia di Puzzle Bots ruota attorno ad una misteriosa fabbrica di robot, la Dr. Hugo’s Factory for Making Robots, che ospita cinque giovani scienziati intenti a costruire piccoli esserini meccanici per testarne le abilità in apposite camere di prova. Gli inventori però non hanno fatto i conti con la curiosità dei robottini, i quali, non appena la via è libera, escono dalla loro tana di vetro in cerca di avventura. Queste scorribande, oltre a gettare nello scompiglio il personale, svelano i diabolici piani del Dr. Hugo, il cui comportamento sembrava in effetti suggerire sinistri secondi fini, e aiutano gli scienziati nella soluzione del mistero della fabbrica.Il gioco è strutturato come un classico punta e clicca a schermate, per venire a capo delle quali è necessario utilizzare le capacità dei robot facendo in modo che si completino a vicenda. Infatti, se all’inizio bisogna gestire solo uno o due robot per volta, verso la fine si hanno a disposizione tutti e cinque i protagonisti e, come in un meccanismo ad incastro, il “potere” di ognuno di essi è indispensabile per risolvere una determinata parte della schermata. Hero, ad esempio, può sollevare gli oggetti e portarli sulle spalle; Ultrabot può spingere leve e attrezzi di vario genere; Ibi può nuotare sott’acqua e trascinare all’asciutto le cose che trova; Bomchell può letteralmente lanciare bombe; Kelvin, infine, è dotato di un lanciafiamme su misura. Nonostante questa dinamica di gioco apra la strada alla progettazione di enigmi molto ingegnosi, pare che gli sviluppatori si siano dati da fare soltanto nei frangenti conclusivi, dove effettivamente compaiono alcuni spunti interessanti e bisogna ragionare qualche minuto per trovare il bandolo della matassa. Per tutta la prima parte, invece, basta cliccare con il robot di turno sugli oggetti interattivi dello scenario e la soluzione viene praticamente da sé, per la gioia di chi non ama scervellarsi e per lo sconforto degli avventurieri di lungo corso. Come se non bastasse, le schermate sono di dimensioni fin troppo ridotte per garantire un tasso di sfida anche minimo e la vicenda si conclude facilmente nell’arco di due ore.

Humor genuino
Ciò che salva Puzzle Bots dalla bocciatura è la comicità divertente e genuina di cui ogni singolo elemento di gioco è sapientemente intriso. Spiccano, in particolare, le numerose sequenze animate che intervallano le sessioni di gameplay e che sono disegnate in uno stile cartoon che ricorda molto da vicino produzioni televisive quali American Dad. In questo contesto, i cinque simpatici scienziati danno vita ad una storia collaterale davvero comica, alla quale il giocatore non prende parte direttamente ma soltanto dal punto di vista dei minuscoli robot. Tra le battute di Zander, l’amore perduto di Yuriko e le folli apparizioni del Dr. Hugo si viene a creare un’atmosfera davvero buffa e spiritosa, tanto che, sebbene il gioco finisca in un lampo, si fa in tempo ad affezionarsi ai personaggi e alle loro piccole controparti robotiche. Va sottolineato l’ottimo lavoro svolto in ambito audio, con brani musicali scanzonati al punto giusto e un doppiaggio (inglese) perfettamente calato nel contesto, realizzato guarda caso da cinque attori professionisti.

Gabriele "Kevorex" Toninelli

L’enorme facilità dei rompicapi e l’inspiegabile brevità della storia non rendono merito all’ottimo comparto narrativo e agli intelligenti spunti di gameplay che caratterizzano Puzzle Bots. Si tratta comunque di un gioco in grado di coinvolgere e divertire dal primo all’ultimo istante e pertanto, a meno di 5 euro, è una scelta decisamente consigliata agli amanti dei giochi casual e delle avventure grafiche poco impegnative.

GRAFICA:6.5
Tecnicamente siamo su livelli bassissimi ma lo stile delle sequenze animate è davvero carino.
SONORO:7.5
Apprezzabile la colonna sonora, ancor più il simpatico doppiaggio inglese.
GIOCABILITA':6
Il gioco è di una semplicità imbarazzante, ma un paio di enigmi “complessi” verso la fine e la buffa comicità dei personaggi risollevano la situazione.
LONGEVITA':3
Dura meno di un pomeriggio.
VOTO FINALE:6

PRO:
- Comicità divertente e pulita
- Stile grafico alla American Dad
- Buon comparto audio
CONTRO:
- Brevissimo e troppo facile
- Tutto in inglese
- Tecnicamente povero

http://www.vgnetwork.it/







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