Limbo

Limbo
 
Limbo è un videogame di genere puzzle-platform e il primo titolo del danese sviluppatore indipendente Playdead. Il gioco è stato rilasciato nel luglio 2010, come titolo in esclusiva su Xbox Live Arcade, e fu poi ripubblicato come parte di un pacchetto di gioco nel mese di aprile 2011. Successivamente è uscito anche per PlayStation Network, Steam e OnLive.

Caratteristiche:
Limbo è un platform 2D che incorpora il sistema di fisica Box2D per governare gli oggetti ambientali e il personaggio del giocatore. Quest'ultimo guida un ragazzo senza nome in ambienti pericolosi e pieni di trappole, alla ricerca della sorella. Gli sviluppatori hanno costruito il puzzlegame prevedendo svariati fallimenti da parte del giocatore prima di trovare la soluzione corretta. Playdead ha chiamato lo stile di gioco "prova e muori" e ha usato animazioni raccapriccianti per la morte del ragazzo, in modo da spingere il giocatore a provare soluzioni impraticabili. Il gioco è presentato in bianco e nero, usando l'illuminazione, gli effetti di grana della pellicola ed i suoni ambientali minimi per creare un'atmosfera inquietante, spesso associabile al genere horror.

Sito ufficiale

http://it.wikipedia.org/

Limbo: la recensione
Filippo Facchetti

Ci sono giochi che dovrebbero uscire su tutte le piattaforme in circolazione. Quando viene sviluppata una perla, un’esperienza capace di coinvolgere totalmente un giocatore andandone a toccare i sentimenti più nascosti e profondi, è triste pensare che gli appassionati di videogiochi che non possiedono la piattaforma prescelta siano costretti a saltare un appuntamento con la storia.

Ogni console ha i propri gioielli, e di sicuro Limbo brilla di una luce scintillante all’interno del corposo catalogo disponibile su Xbox Live, andando ad aprire l’edizione 2010 della Summer of Arcade. Al termine di uno sviluppo lungo e travagliato, i ragazzi di PlayDead Games sono finalmente riusciti a pubblicare il proprio titolo, e dopo tanto lavoro possono godersi i meritati applausi da parte della critica di tutto il mondo.

Al costo di 1200 Microsoft Point, i possessori di una Xbox 360 possono acquistare e scaricare un gioco eccezionale, che pur durando poche ore è in grado di conquistarsi un posto speciale nel cuore di ogni appassionato che si rispetti, risvegliando paure primordiali e sensazioni da tempo dimenticate. Seguiteci dopo il salto per addentrarvi nell’angosciante atmosfera di Limbo.

Vagando nel buio:
Appena caricato il gioco e iniziata la partita, si viene immediatamente buttati nel cuore dell’angoscia. Ad accogliere il giocatore non c’è nessun filmato roboante, nessuna presentazione che descriva dettagliatamente l’antefatto del gioco, niente di niente. Si preme Start, e ci si trova lì, in un mondo dominato dal nero e avvolto in un silenzio ovattato e surreale.

La prima cosa a cui si assiste è il risveglio del protagonista, un piccolo bambino indifeso che, a quanto recita la descrizione del gioco nel catalogo di Xbox Live, è alla ricerca della sorella. L’incipit così diretto è talmente strano, nell’attuale mercato dei videogiochi, da far quasi venire i brividi. Il fatto è, però, che non è l’assenza della presentazione o di qualsiasi altro elemento accessorio a far venire la pelle d’oca, ma l’atmosfera creata appositamente dai programmatori.

Limbo è un gioco capace di terrorizzare, di fare paura come pochi altri titoli in circolazione, e lo fa senza ricorrere a colpi improvvisi o alla presenza di litri di sangue su schermo. A creare sgomento, in Limbo, è il costante senso di minaccia, e il fatto di essere consapevoli di vestire i panni di un bambino incapace di difendersi. Bastano pochi passi per imbattersi nella prima trappola, e qualche minuto per avere a che fare con uno spietato ragno gigante, un incontro che ci perseguiterà per una buona fetta dell’avventura PlayDead.

Semplice come la morte:
Con il gioco, quindi, ha inizio il viaggio del bambino all’interno di un mondo bizzarro e oscuro, dove il buio può contenere minacce primordiali e mostruosi pericoli. L’oscurità si solidifica per dare forma alle paure più profonde dei giocatori, spingendo ad avanzare accompagnati da un costante senso di angoscia.

Tutto questo avviene in modo semplice, attraverso un sistema di controllo basilare che non richiede particolari abilità per essere padroneggiato: con lo stick analogico sinistro si corre, con il tasto A si salta e con X si interagisce con l’ambiente circostante. Fine. Limbo è un gioco dalle basi semplici ma dalla struttura profonda, e spinge il giocatore a usare il cervello, piuttosto che affidarsi all’agilità delle dita sviluppata in anni di pratica con titoli sempre più elaborati.

Lo stesso gameplay non si rivela mai essere troppo complicato, ma piuttosto pensato e disegnato seguendo una logica spietata ed onorevole, dove la morte è costantemente dietro l’angolo nascosta da una chiara struttura da Trial and Error. In Limbo si muore spesso, e nella maggior parte dei casi lo si fa con una semplicità disarmante. Questo trasmette un costante senso di minaccia, che spinge a stringere con forza il pad fra le mani sudate, mentre di avanza in un mondo pieno di trappole mortali.
Casse, ingranaggi e interruttori

A dare spessore e profondità a un titolo tanto basilare è la fisica, che in Limbo si rivela essere incredibilmente curata. I numerosi enigmi del gioco sono quasi sempre basati su semplici principi fisici e, pur non rivelandosi mai particolarmente ostici, in diverse occasioni costringono a fermarsi a ragionare qualche minuto, spendendo qualche tentativo per sperimentare e arrivare alla soluzione.

C’è un po’ di tutto: vasi comunicanti, galleggiamento dei corpi, differenze di peso… Si arriva perfino all’inversione della gravità e all’uso di potenti magneti. Al centro di questo paradiso della fisica, c’è sempre il solito bambino indifeso, che può contare su una forza fisica piuttosto scarsa e sull’uso rigoroso della logica.

Procedendo con l’avventura ci si imbatte anche in situazioni dove, oltre al puro e semplice ragionamento, sono necessari anche un grande tempismo e un pizzico di rapidità di esecuzione, visto che bisogna svolgere una serie di azioni nell’arco di un brevissimo lasso di tempo.

Una delizia per gli occhi:

Se pensate che i giochi scaricabili non possano distinguersi per la loro realizzazione tecnica, Limbo saprà farvi cambiare idea. Le animazioni del protagonista, così come quelle di ogni altro elemento all’interno del gioco, sono fluide, realistiche ed incredibilmente convincenti.

L’oscuro mondo del titolo PlayDead è rappresentato attraverso uno stile artisticamente ineccepibile, dove le silhouette emergono dal buio opprimente grazie a un sapiente uso della luce. Il contrasto fra bianco e nero ha permesso ai programmatori di creare un mondo intenso e profondo, arricchito dal sapiente uso mirato di effetti come la nebbia volumetrica.

Al comparto visivo squisitamente minimalista si affianca un sonoro splendido nella sua assenza quasi totale. Il pericoloso viaggio del piccolo protagonista di Limbo non è accompagnato da nessuna musica. Al giocatore non è offerto nemmeno il conforto di una colonna sonora, visto che ogni passo verso il buio opprimente è seguito unicamente dai suoni ambientali, che passano dal rilassante canto dei grilli al frastuono minaccioso di enormi ingranaggi e di letali seghe circolari.
Breve ma intenso

Se fate parte di quel gruppo di giocatori che pensa che non valga la pena acquistare un gioco a meno che non duri X ore, sappiate che Limbo può essere portato a termine, la prima volta, in quattro/cinque ore, a seconda della vostra bravura nella risoluzione dei puzzle.

Sicuramente il rapposto prezzo/durata non è dei migliori, visto che il gioco viene venduto a 1200 Microsoft Point, ma rinunciare a una simile esperienza per un simile ragionamento sarebbe un grosso errore. Se siete alla ricerca di una sfida, inoltre, la presenza di un obiettivo che richiede di completare il gioco morendo non più di cinque volte, dovrebbe garantire qualche ora di gioco in più.

Non lasciatevi frenare da questo dettaglio, comunque. Limbo non è un gioco che si misura ad ore, ma a sentimenti ed emozioni. Giudicandolo in quest’ottica, si trasforma all’istante in un acquisto imprescindibile per tutti coloro che, in un videogioco, cercano qualcosa di più di qualche filmato e di una serie di combinazioni di tasti.
Commento finale

Limbo è un’esperienza emotiva incredibile, una pietra lanciata in uno stagno appiattito da troppe produzioni tutte uguali. La passione e la cura con cui i ragazzi di PlayDead hanno cresciuto questa meraviglia trasudano da ogni centimetro delle ambientazioni, da ogni singolo puzzle e da ogni morte truculenta del piccolo protagonista. Se amate i videogiochi e non volete perdervi una pietra miliare indimenticabile, fatevi un favore e non lasciatevi frenare dalla scarsa longevità.

Cosa ci piace:
Visivamente eccezionale
Checkpoint distribuiti con generosità
Coinvolgente come pochi altri titoli
 
Cosa non ci piace:
Il Trial and Error può non piacere a tutti
Meno intenso nella parte finale
Per alcuni potrebbe essere troppo breve

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Limbo per Xbox 360

Una delle punte di diamante della Summer of Arcade è finalmente disponibile per il download. Ecco il nostro giudizio...

Il Gioco è disponibile per il download sul servizio Xbox Live Arcade

Nell'iconografia cristiana il limbo è la zona dell'aldilà, situata ai bordi dell'inferno, in cui si trovano le anime dei bambini non battezzati o degli uomini giusti morti prima della resurrezione di Cristo; un luogo indefinito, popolato da chi non ha avuto colpe ma allo stesso tempo non può ambire al Regno dei Cieli. Per qualcosa di importante Citato anche da Dante nella sua Divina Commedia, in realtà il suo concetto stesso è stato più volte recentemente discusso in seno ai vertici ecclesiastici, costretti a tener conto di un retaggio storico scomodo che nega l'assoluzione a coloro che di fatto non ha commesso peccati. Il limbo è poi anche quella danza caraibica in cui bisogna passare sotto ad una asticella orizzontale senza toccarla, ma con buona approssimazione possiamo ritenere che non sia quest'ultima la fonte di ispirazione per l'omonima opera prima realizzata dal team danese Playdead. Un titolo esclusivo per Xbox Live Arcade decisamente atteso dalla community soprattutto per il carico di premi con cui si è presentato al debutto sul mercato: 2 Indipendent Game Award alla scorsa GDC per Visual art e Technical Excellence, oltre a 4 "Best of E3" da diverse importanti testate del settore. Ma soprattutto a fronte della componente estetica, riassumibile con facilità in una semplice parola: meravigliosa.
Obiettivi Xbox 360

Negli obiettivi Limbo sa essere abbastanza originale; il loro raggiungimento non è infatti quasi mai legato alla normale progressione dell'avventura (ad eccezione di quello per il completamento), ma piuttosto subordinato all'esplorazione delle ambientazioni o ad azioni non propriamente legate alla progressione pura e semplice. Uno stimolo quindi, in realtà l'unico, per un eventuale secondo playthrough.

Limbo è uno di quei rari prodotti dotati di uno stile grafico così originale e intrigante da calamitare immediatamente l'attenzione; la sua genesi risale a un concept video realizzato nel 2006 da uno dei due fondatori di Playdead, ovvero Arnt Jensen, ma il raffinamento e la responsabilità dei contenuti visivi del gioco finale sono state interamente opera del bravissimo Morten Bramsen. In sintesi, il gioco è disegnato solamente con i colori bianco e nero, assieme a tutto ciò che sta in mezzo in fatto di sfumature di grigi; non esistono dettagli all'interno dei contorni, come se tutto fosse nient'altro che composto da ombre. Uno scenario tanto evocativo quanto inquietante, capace di turbare e affascinare ad ogni singolo passo, man mano che ci si addentra sempre più profondamente nelle sue budella dove non ci sono alleati o piacevoli sorprese da scoprire, ma soltanto desolazione, trappole mortali e creature ostili. Allo stesso modo sono assenti dialoghi, indicatori, barre di salute e anche la colonna sonora è solo accennata. Limbo è perciò un gioco che lascia molto spazio all'immaginazione del giocatore, invitato a "completare" in maniera personale tanto i dettagli del ambientazione e dei personaggi che lo popolano, quanto la trama che sostiene l'avventura del protagonista. Tutto ciò che è dato sapere è infatti che il proprio alter ego, un ragazzino indifeso e privo di particolari abilità, è spinto a visitare questo inquietante mondo alla ricerca della sorellina scomparsa. Un unico, semplice indirizzo quindi, destinato a sostenere però tutto il corso di quello che all'atto pratico si rivela essere un puzzle-platform molto lineare ed essenziale; i tasti utilizzati sono soltanto due, uno per il salto e uno per l'azione, da affiancare ovviamente allo stick analogico sinistro per muovere il protagonista. La struttura del gameplay si basa fondamentalmente sulla presenza di una serie di enigmi da affrontare sia con capacità analitiche che puramente pratiche pad alla mano; in tutti i casi infatti i programmatori hanno studiato situazioni che richiedono la soluzione di un puzzle e il suo contestuale superamento che non può prescindere dalle abilità maturate in anni di platform 2d, magari Nintendo. Per qualcosa di importante Una citazione non casuale quest'ultima, perchè fa parte delle fonti di ispirazione dichiarate dallo stesso team danese; ma in realtà in Limbo si respira l'odore e di gusta il sapore dei titoli più evocativi della storia dei videogiochi, e chiari sono i richiami ad Another World, Heart of Darkness, così come i più recenti Ico e Shadow of the Colossus. Questo non toglie ovviamente carattere e personalità a Limbo, che anzi ne possiede in quantità industriali e non manca di spiazzare il giocatore; ciò accade ad esempio con la lunga sequenza contro il ragno gigante, emotivamente impeccabile e sinceramente inquietante, o in occasione della prima morte "splatter" e inattesa dell'eroe, magari decapitato o infilzato o peggio schiacciato sotto una enorme pressa. In realtà la morte e la sconfitta sono destinate ad essere componenti molto più che frequenti durante l'esperienza con Limbo, fondamentalmente a fronte del fatto che l'intero gioco si fonda su una filosofia "trial and error" che costituisce in buona sostanza anche l'unico elemento di perplessità all'interno del prodotto. Sia chiaro, si tratta di una scelta di design assolutamente consapevole da parte dei programmatori; non a caso Limbo è letteralmente farcito di check point, che consentono dopo ogni game over di ripartire a pochi passi dal luogo del delitto riducendo così quasi ai minimi termini ogni possibile fonte di frustrazione. Resta però il punto interrogativo in merito all'eventuale ipotesi che si sarebbe potuta percorrere una strada di game design leggermente differente, non così fortemente legata al concetto di bastone (morte obbligatoria per comprendere le meccaniche di un puzzle) e carota (sua successiva soluzione). In Limbo l'uccisione del personaggio non viene più percepita come una sconfitta di cui rammaricarsi, ma semplicemente come strumento fondamentale di conoscenza e comprensione del singolo rompicapo. Fortunatamente nessuno degli enigmi presenti, pur caratterizzati da una curva di difficoltà crescente con qualche picco, è tanto ostico da bloccare la progressione per più di qualche minuto. Il fluire quindi piuttosto costante dell'avventura porterà inevitabilmente i giocatori perlomeno di media esperienza a raggiungere la conclusione in circa 4 o 5 ore di gioco, forse anche qualcosa di meno. Una durata ridotta che stride un po' col prezzo di vendita, fissato a 1200 punti.

Limbo è un titolo che andrebbe comprato senza troppe remore, anche soltanto per premiare gli sforzi di un team indipendente di talento come Playdead e per godere del capolavoro stilistico su cui poggia la sua indimenticabile componente grafica. Ma soprattutto andrebbe acquistato per prendere parte ad un viaggio inquietante, unico, vuoto e stracolmo allo stesso tempo, sicuramente toccante e fortemente emozionante. Forse una volta completato qualcuno potrebbe avere la sottile impressione che i piatti della bilancia tra sostanza e stile pendano leggermente verso quest'ultimo, ma si tratta in realtà semplicemente del piccolo ma fondamentale passo che separa uno splendido gioco come è Limbo da una pietra miliare senza tempo. In ogni caso, uno dei migliori prodotti in assoluto di questo 2010 su Xbox 360.
Andrea Palmisano

http://multiplayer.it/

Limbo per Ios

Lo splendido gioco di Playdead tenta il salto su touch screen approdando su App Store

C'è qualcuno che ancora non ha giocato a Limbo? Difficile crederlo. Un limbo per tutti Dal momento del suo lancio, avvenuto ormai 3 anni fa, l'indie di Playdead ha infatti toccato Xbox 360, PlayStation 3, Pc, Mac e più recentemente anche PS Vita. Ma al di là della diffusione multipiattaforma, è per la qualità del prodotto che Limbo ha meritato (e merita) tutto il successo raccolto; quando gli indie non andavano così di moda come oggi fu infatti capace di imporsi con roboanti valutazioni sulle testate videoludiche di tutto il mondo, compreso il 9 della nostra recensione che vi invitiamo ad andare a consultare nel caso davvero non sapeste ancora di che gioco stiamo parlando. In questa sede ci limiteremo infatti a descrivere e valutare la conversione sulle piattaforme iOS, ultime della lunga serie di cui sopra ad accogliere con piacere la fatica del team danese.
Una morte dopo l'altra

L'avventura del ragazzino protagonista di Limbo è di quelle da incubi peggiori; solo, in un luogo sconosciuto e pieno di pericoli ad ogni passo. E per "pericoli" non intendiamo il rischio di sbucciarsi un ginocchio, ma di essere infilzato da un ragno gigante o decapitato da una tagliola oversize, tanto per capirci. Un limbo per tutti La creatura di Playdead è un'avventura bidimensionale che ricorda (ai videogiocatori meno giovani) Another World e Heart of Darkness, in cui la progressione è intrecciata continuamente con l'esperienza della morte cruenta che diventa principale veicolo di istruzione delle meccaniche di gioco. Solo morendo si comprende infatti l'errore da evitare per andare avanti, in uno scorrere di situazioni che stupiscono per varietà e per la chiave stilistica con cui vengono narrate visivamente. Il minimalismo di Limbo è infatti la sua maggiore forza, nella capacità di mostrare soltanto l'indispensabile riducendo al massimo i dettagli; questo attraverso l'uso delle silhouette e del bianco e nero (con tutti i toni di grigio) con una formula che in moltissimi hanno poi usato come ispirazione più o meno evidente per altri prodotti. Se giocoforza dopo 3 anni la freschezza e la novità di Limbo appare un po' sfumata, resta comunque intatta la qualità di un gioco emotivamente toccante e ben equilibrato tra la componente del gameplay e quella puramente estetica. Su App Store, il titolo di Playdead arriva in versione universale all'interessante prezzo di 4,49 euro, cifra che appare corretta sia considerando la media della piattaforma di distribuzione di Apple, sia appunto la non certo recentissima uscita della prima edizione. Un limbo per tutti A livello contenutistico non esistono differenze di alcun tipo; l'avventura resta quindi piuttosto breve, tra le 4 e le 5 ore, e l'accompagnamento audio merita l'utilizzo delle cuffie per essere apprezzato al meglio. Il punto critico diventa quindi naturalmente quello dei controlli, che come facilmente deducibile sono stati ridisegnati per sfruttare il touch screen. Fedele alla sua filosofia, Limbo non spende nemmeno una parola in tutorial o spiegazioni, ma non ci vuole davvero molto per comprenderne il funzionamento. In pratica l'unico stick virtuale viene rilevato in qualsiasi punto dello schermo si poggi il dito; spostarlo in avanti o indietro permette di muoversi di conseguenza, in alto di saltare e un tocco per l'interazione con gli oggetti. Alternativamente si possono usare anche due mani per un risultato migliore. Purtroppo in ogni caso la reattività e la precisione sono fatalmente molto inferiori rispetto ai tasti fisici, rendendo leggermente più frustrante l'esperienza. Per carità, nulla di eccessivo, ma nei passaggi più concitati non è certamente raro morire a causa non di propri errori ma della pigrizia dei controlli. Un difetto prevedibile e naturale, che però ridimensiona solo leggermente la bellezza di un titolo che va davvero provato.
twittalo! Non è la versione migliore, ma Limbo su iOS rimane uno splendido gioco

Partiamo dal presupposto che Limbo va giocato per forza. Il titolo di Playdead è troppo bello per poterlo ignorare, e se finora non avete avuto modo di provarlo dovreste provvedere subito. Detto questo, qualsiasi altra versione è preferibile rispetto a quest'ultima arrivata per piattaforme iOS, semplicemente per la minore reattività e precisione dei controlli touch rispetto a quelli fisici. Se avete quindi possibilità di scelta, andate dritti altrove; se invece iPhone o iPad sono le vostre uniche opzioni, potrete comunque apprezzare anche in questo caso le qualità del prodotto, accettando qualche morte e un pizzico di frustrazione in più.
Andrea Palmisano

http://multiplayer.it/

Limbo
Andrea Porta

C’erano sogni che ti restavano attaccati addosso come sgradevoli deja vu, difficili da togliere come le ragnatele tra i capelli dopo un giro in soffitta. Sogni in cui tutto era troppo grande per essere capito, in cui un angolo di visuale limitato non permetteva di vedere gli orrori che si nascondevano in agguato al confine tra realtà ed incubo, tra luce ed oscurità. Erano inquietudini d’infanzia, di quelle che anni fa ci facevano correre in lacrime in camera di mamma e papà. Sono proprio questi ricordi, tra rimasugli di insicurezze e nostalgie, che l’opera prima di Playdead Studios è riuscita a risvegliare. Spogliato della sua eterea confezione, LIMBO è un puzzle platform a scorrimento orizzontale minimalista, dove la soluzione del prossimo puzzle ambientale è tutto ciò di cui dovrete occuparvi. Eppure, sotto la sua sfocata patina bianconera, c’è più di quanto non colpisca gli occhi.

In dreams:
Siamo solo un puntino nero, in un mondo che appare appannato, come dopo una forte botta in testa. Eppure, dietro la cortina, il mondo reale c’è: ne sentiamo i suoni, ne vediamo i contorni, ma non possiamo raggiungerlo. Questo è il Limbo, il regno di mezzo, ne di là ne di qua. Ci alziamo a fatica, sbattiamo gli occhi che brillano come stelle in un cielo nero, e cominciamo la nostra corsa. Questo è quanto: niente introduzioni, niente spiegazioni, tantomeno sequenze filmate. Qualunque cosa scoprirete del tenue background narrativo di LIMBO, pallido e sfocato proprio come il mondo che raffigura, la dovrete capire ed interpretare da soli, senza ulteriori aiuti o facilitazioni. Nei panni di un bambino perso in questo misterioso universo di mezzo sarete chiamati ad avanzare, sempre e comunque, nel tentativo di trovare risposte, significati, perché. Come in ogni puzzle game che si rispetti, l’ostacolo è il motore da cui scaturisce l’azione: ne troverete di ogni tipo e di ogni forma, da semplici alture, a vasche piene d’acqua (dove, come scoprirete ben presto, il protagonista non può nuotare), a mostruose minacce in carne ed ossa. Superarli, sopravvivere, sarà una questione di pazienza, di astuzia e di capacità d’osservazione, laddove gli sviluppatori si sono spesso divertiti a nascondere nello scenario apparentemente uniforme piccoli indizi di ciò che verrà. Gli strumenti per dominare questo contesto tanto rarefatto sono naturalmente semplicissimi: oltre all’analogico per correre nelle due direzioni del piano orizzontale e salire le occasionali scale, avrete solo due tasti, uno dedicato al salto e l’altro alle azioni contestuali, tra cui trascinare e spingere oggetti e tirare leve. Controlli tanto semplici, eppure sufficienti a dominare un percorso dove logica, fisica, idraulica ed una buona dose di riflessi rappresentano il kit di sopravvivenza perfetto. Spiegare nei dettagli le meccaniche che si nascondono dietro alla soluzione degli enigmi sarebbe un tradimento nei confronti della natura stessa del titolo, che deve buona parte del suo fascino proprio all’ignoto, all’attesa, alla tensione verso il prossimo ostacolo. Meglio invece parlare del ritmo, molto posato e riflessivo nella prima metà e suscettibile di qualche accelerazione (e complicazione) di troppo passato un certo punto: un climax prevedibile, anche se la magica e silenziosa atmosfera dell’incipit andrà un po’ perduta verso la conclusione.

Trial and error:
Per quanto gli sviluppatori si siano prodigati nel mettere in scena un mondo di gioco coerente con le sue semplici (ma spietate) leggi, la progressione in LIMBO è per la maggior parte legata al famigerato trial and error: si tenta, si muore, si riflette, si tenta di nuovo e così via. Vi saranno momenti in cui l’istinto ed un po’ di fortuna vi aiuteranno a sopravvivere a qualcuna delle letali trappole, ma nella maggior parte delle occasioni vi ritroverete a sfruttare l’ingegneria inversa, cercando di capire perché siete morti e come evitarlo, procedendo idealmente a ritroso, un concetto curiosamente antitetico per un platform a scorrimento. Questa tendenza, unita a punti di salvataggio molto ravvicinati, spezza un po’ troppo il ritmo lento ed ipnotico dell’incedere, a tratti snaturandolo. E’ un difetto intrinseco, con cui si finisce per convivere solo grazie all’ottima qualità di alcuni puzzle, che regaleranno intense soddisfazioni una volta compresi e risolti.

Bianco e nero:
Un discorso tecnico applicato a LIMBO sarebbe senza dubbio inadeguato: il lavoro di Playdead è la concretizzazione di un’idea semplice e geniale, la cui contestualizzazione tecnica può permettersi una realizzazione altrettanto esile e minimalista. Bianco e nero, contorni appena accennati, sonoro graffiante ed intermittente. Il diavolo, come sempre, è nei dettagli: è il movimento dell’erba al passaggio del bambino, è la delicatezza con cui un gigantesco ragno tesse la sua tela, o il tenero impaurirsi di un animaletto. Piccoli esempi di come la cura al particolare possa creare un contesto coerente con sé stesso, completo pur nella quasi totale assenza di sostanza.
Ma LIMBO non vive di solo colpo d’occhio: c’è della personalità in alcuni passaggi, un sorriso a volte maligno nascosto tra un puzzle e l’altro, un dettaglio celato che ammicca al giocatore, che lo trascina fuori dal ripetersi delle meccaniche ludiche, gli fa intravvedere il tessuto sottostante.
Il fatto di dare al protagonista le fattezze di un bambino diventa uno strumento, un veicolare quel senso di smarrimento così ben accompagnato alle visuali offuscate ed ai suoni ovattati, rarefatti. Il sogno diventa incubo e poi di nuovo sogno, confonde e gioca con lo spettatore e si conclude, come da copione, con un finale enigmatico ed aperto a molte interpretazioni. Proprio come nei sogni, non bisogna aspettarsi un filo conduttore, o un finale soddisfacente: quello che vale è ciò che sta nel mezzo, una delicata magia che rischierà di rompersi se vi farete troppe domande. Meglio alzare il volume, farsi ipnotizzare dal bianconero e dall’immagine sgranata e pulsante, farsi venire il mal di testa nel tentativo di condurre quel puntino nero da qualche parte, forse in un luogo migliore e meno ostile.
Recensione Videogioco LIMBO scritta da ANDYMONZA Semplice in maniera disarmante, vuoto ed etereo eppure evocativo, macabro ma ammiccante, LIMBO è leggero come un’idea. Corre via in poche ore come il suo protagonista, e lascia un ricordo appannato come la realtà che propone. Eppure funziona, a tratti si fa adorare, a tratti odiare, come gli amici migliori. Si regge su gambe solo apparentemente esili, eppure cammina, offrendo un intrattenimento inusuale ed inedito, nondimeno godibile. Nonostante il prezzo non esattamente economico, è un’esperienza che consigliamo, non foss’altro per dimostrare che sono le idee a mandare avanti questa industria, per quanto semplici o eteree; diamo loro sostegno, perché possano moltiplicarsi e continuare a farci sognare.
http://www.spaziogames.it/





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